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Giovanni Truppi

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  • 7 Novembre 2013

 

L’indiziato di questo mese è:  Giovanni Truppi, napoletano classe ’81.

                                                     Foto da Repubblica XL

Ha esordito nel 2009 con il disco “C’è un me dentro di me” ( CinicoDisincanto/CNI). A metà strada tra Piero Ciampi, Serge Gainsbourg e Giorgio Gaber,  Truppi è un cantastorie inclassificabile: provocatorio e poetico, profondamente radicato in questi anni tumultuosi e assieme classico e senza tempo. Nelle sue canzoni gli aspetti più banali della vita diventano momenti di commovente grandezza e le tragedie, gli amori, i dolori vengono dissacrati attraverso le lenti dell’intelligenza e dell’ironia. In una altalena emotiva senza soluzione di continuità, nella quale l’ascoltatore spesso arriva a non sapere più se ridere o piangere.

Video  ufficiale “Nessuno”:  http://www.youtube.com/watch?v=VPjvLM11yqI

 

“Il Mondo E’ Come Te Lo Metti In Testa” (I Miracoli-Jaba Jaba Music/Audioglobe) è il suo secondo disco ed è uscito a gennaio 2013. 49 minuti e 37 secondi: il tempo di un viaggio surreale, provocatorio e poetico che spicca il volo dal problema della salatura della pasta e si spinge su fino all’Universo. Passando per la voglia di diventare donna, Marchionne, i cinesi, il sesso, l’amicizia, le multe non pagate, la droga, i seni delle donne anziane. 14 canzoni che raccontano – con un linguaggio autentico fino ad essere indisponente, parlato, urbano e allo stesso tempo lirico – che la realtà è quella che crediamo di conoscere solo fino a quando qualcun altro non ce la mostra sotto un aspetto diverso.

 

Video ufficiale “Respiro”: http://www.youtube.com/watch?v=KODTBj5Ka_A

Il disco è stato registrato in presa diretta e praticamente senza sovraincisioni, in duo (Giovanni Truppi alla voce, alla chitarra e al pianoforte e Marco Buccelli alla batteria), al Sam Recording Studio da Ivan Antonio Rossi (già con Zen Circus e Bachi da Pietra). Il loro intento è stato quello di riportare nella maniera più fedele possibile la dimensione intima e teatrale dei loro live, asciugando gli arrangiamenti, cercando di accorciare la distanza tra i musicisti e l’ascoltatore (quasi a voler trovare il modo di portare quest’ultimo “fisicamente” nella stanza dove sarebbero avvenute le registrazioni).

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